Il caso Sun Yang - la Serie - Corsia4

2022-10-17 04:51:10 By : Mr. Kevin Yang

Inserito da Luca Soligo | 7 Ott 2022 | Lifestyle | 0 |

In realtà, volendo restare strettamente sulle date, Sun Yang sarebbe comunque eleggibile per le Olimpiadi di Parigi, anche se nel frattempo non potrebbe né allenarsi né tantomeno usufruire delle strutture sportive federali cinesi. Soprattutto, essendo nato il 1° dicembre 1991, avrebbe quasi 33 anni, un’età nella quale uno stop così lungo potrebbe precluderne totalmente qualsiasi velleità sportiva. La sua vicenda resta comunque incredibile.

Se un giorno Netflix fosse a corto di idee, potrebbe tranquillamente buttarsi sull’acquisto dei diritti relativi alla vita di Sun Yang e tirarne fuori una buona fiction.

Noi, gentilmente, forniamo alla piattaforma di contenuti più famosa al mondo il canovaccio per una mini-serie da sei puntate (+ bonus), sperando di venir comunque interpellati come autori (o almeno per una comparsata, dai).

Disclaimer: i fatti sono raccontati ispirandosi alla realtà, ma molte situazioni sono di pura fantasia. Per un più completo reportage vi rimando ai link in fondo alla pagina.

È notte fonda e, a casa Sun, tutti dormono tranquillamente. La cameretta di Sun Yang (che vive ancora con la mamma) è proprio come ce la aspettiamo: un lettone singolo di dimensioni extra che lo contiene appena, il piumone con la bandiera cinese, sparsi in un angolo i peluche mascotte delle manifestazioni a cui ha partecipato, sopra la testiera alcune medaglie e le foto dei suoi podi più importanti. Sul comodino, accanto alla sveglia, la biografia di Gregorio Paltrinieri, suo grande rivale ma anche una delle poche persone del mondo del nuoto che ritiene amiche, uno che non gli ha mai voltato la faccia. Sun Yang dorme tranquillo, l’allenamento del giorno precedente lo ha spossato e deve recuperare per affrontare quello del giorno successivo. È la notte tra il 4 ed i 5 novembre 2018 e il citofono suona insistentemente. Sun Yang sente delle voci provenire dal piano inferiore, si alza e si mette un paio di pantaloni; nella fretta picchia il mignolo del piede contro lo stipite della porta. “Non potrà andare peggio di così…” pensa fra sé e sé, mentre si affretta a scendere gli scalini. Purtroppo per lui, ha torto.

Ad attenderlo, insieme alla mamma, ci sono tre operatori della WADA, pronti ad effettuare uno dei tanti controlli ai quali viene regolarmente sottoposto. Il fatto che siano arrivati senza preavviso fa parte delle regole, ma c’è qualcosa che non gli torna: uno solo dei tre è debitamente munito di tesserino di riconoscimento ufficiale, gli altri due non lo mostrano. Sun si sottopone al prelievo, guarda negli occhi gli agenti ma c’è qualcosa che non va. I tre si parlano in francese, lui non capisce e la tensione sale. Nella sua testa iniziano a prendere forma pensieri strani, paranoici: qualcuno vuole distruggerlo e quale modo migliore se non con delle analisi alterate?

La situazione degenera, volano parole, fogli, telefoni… le provette vengono distrutte, gli agenti WADA se ne vanno indossando i loro impermeabili neri e Sun Yang torna a letto. Nel provare a riaddormentarsi sente che nulla sarà più come prima, e le sue pulsazioni salgono.

Qui inizia un flashback di tre puntate per raccontare la sua incredibile e controversa carriera sportiva.

Nella prima scopriamo i grandi successi di Sun Yang, il più grande nuotatore cinese di tutti i tempi, uno stileliberista dominante capace di vincere un totale di 15 ori tra Mondiali ed Olimpiadi e di trionfare in tutte le distanze, dai 200 metri in su. Sun Yang è felice e sorridente ai Giochi di Londra del 2012, ha dominato i 1500 (con il world record, 14’31”02) ed ha nuotato un solidissimo 400, compiendo una storica doppietta di titoli e portando la Cina anche al bronzo nella 4×200. In patria è una star, tutte le tv lo vogliono e gli sponsor piovono dal cielo. Il suo momento d’oro continua anche ai mondiali di Barcellona 2013 (tre ori, 400, 800 e 1500) e Sun Yang sente di non essere mai stato così felice. Per la prima volta, tutto il mondo lo guarda con ammirazione e sta sentendo su di sé anche l’amore degli occidentali, soprattutto degli americani, che lui ha sempre guardato con stima e anche un pò di invidia.

Nella primavera del 2014, in un controllo antidoping di routine, il suo mondo crolla: Sun Yang viene trovato positivo alla trimetazidina . Si tratta di una sostanza inserita dalla WADA tra quelle proibite solamente da pochi mesi e Sun Yang dichiara di assumerla sotto regolare prescrizione medica, per placare le palpitazioni continue delle quali soffre sia sotto stress che a riposo. Il controllo, effettuato da incaricati della Federazione cinese, diventa subito un caso mediatico soprattutto per il peso che ha il personaggio in tutto l’Est asiatico. È panico anche nella stessa Federazione cinese, che tenta di minimizzare la questione al momento dell’ufficializzazione della squalifica, sottolineando il fatto che la sostanza sia da considerarsi effettivamente dopante solo in prossimità di una gara e che Sun Yang sia stato trovato positivo ben lontano da qualsiasi competizione.

Qualcosa, tuttavia, in Sun Yang si rompe forse definitivamente.

S1E3 – I Brasiliani in Russia

La gestione della faccenda diventa un caso internazionale: la federazione cinese lo squalifica per tre mesi e gli permette di partecipare ai mondiali di Kazan, mentre la WADA, da parte sua, prima minaccia la Federazione cinese con una lettera di avvertimento e poi decide di non presentare il ricorso con il quale avrebbe potuto modificare e rincarare la pena inflitta. Qualche mese dopo, la trimetazidina viene regredita da farmaco stimolante a regolatore del metabolismo cardiaco, rimanendo tuttavia nell’elenco dei prodotti proibiti dalla WADA.

Si intravede un piccolo passo indietro dell’organismo antidoping mondiale che, anche su pressioni della FINA, sembra voler placare la situazione intorno all’atleta più rappresentativo di un mercato complicato ma importante come quello cinese. Proprio in questo periodo, Sun Yang, segnato irrimediabilmente dalla vicenda, perde di credibilità nel mondo del nuoto ed inizia a venire criticato da pubblico, media e anche buona parte dei colleghi.

Sun Yang, a Kazan 2015, è già un uomo solo contro tutti e sul bordo vasca sono più i nemici che gli amici, tra chi si limita a guardarlo storto a chi, invece, dichiara di averlo visto fare la pipì blu. Si aggira tra spogliatoi e vasca guardandosi continuamente intorno e le medaglie d’oro vinte nei 400 e negli 800 fanno sì che i mormorii su di lui siano sempre più rumorosi. Per fortuna tiene le cuffie con la musica alta nelle orecchie, altrimenti chissà cosa sentirebbe.

Poco prima della finale dei 1500, gara che sta gradualmente lasciando per accorciare il suo programma (e anche un po’ per timore di venir sbaragliato dalla feroce concorrenza di Gregorio Paltrinieri), Sun Yang si sta sciogliendo nella vasca di riscaldamento e succede l’irreparabile. Uno scontro fortuito, forse dettato dalla confusione o dalle troppe persone in acqua, lo porta faccia a faccia con buona parte della nazionale brasiliana, accorsa per difendere una compagna rimasta coinvolta nell’accaduto. Sun Yang è furente ed incredulo, se ne va dalla piscina senza fare la finale dei 1500.

I bisbigli rumorosi, ormai, sono diventati urla.

Denis Cotterell non è solo un tecnico, è quasi un secondo padre per Sun Yang. Avere per le mani un talento così grezzo, dotato di un fisico incredibile e di tanta determinazione, è stata la fortuna della sua vita. Allenarlo, migliorarlo, portarlo a vincere è stato un vero piacere e nel percorso ha potuto anche conoscere un ragazzo gentile, insicuro, introverso ma dal cuore grande. Quando la Federazione australiana, in seguito ai fatti del 2018, gli chiede di interrompere il suo rapporto di collaborazione con Sun Yang, Denis è sicuro: si rifiuta e continua ad allenarlo, continuando a vincere medaglie accompagnate sempre più da fischi che da applausi.

A Gwangju, nel 2019, Denis sa che Sun Yang non è più lo stesso: la sua incredibile devozione all’allenamento ha continuato a funzionare, portando ancora titoli Olimpici e Mondiali, ma il suo animo è triste. In un momento che dovrebbe essere di euforia, Denis sta guardando il suo ragazzo salire sul podio per ricevere la medaglia d’oro, l’ennesima vinta in faccia al mondo nei 200 stile libero, ma il sentimento che lo domina è la paura. Qualcosa sta per accadere.

L’esultanza rabbiosa post gara di Sun Yang aveva fatto il giro del mondo e sembrava poter rappresentare la sua voglia di rivalsa; in molti però, si erano arrabbiati. Duncan Scott, inglese, è uno di quelli, e decide di non festeggiare mettendo in atto lo sfregio morale più grande: non salire sul podio insieme a Sun Yang. Denis incrocia le dita, prega che Sun Yang non faccia niente, ma la reazione del ragazzo non manca. Un litigio che farà il giro del mondo e che spezzerà ancora di più l’animo del cinese.

Sun Yang è stretto nel suo abito scuro, una giacca ed una cravatta talmente insolite che lo fanno sembrare come improvvisamente teletrasportato nel corpo di qualcun altro. Ha l’espressione seria di chi sta per essere interrogato in una materia della quale non sa nulla e si guarda intorno con un’aria piuttosto preoccupata. Il microfono davanti a lui si accende ed una delle persone schierate dietro un tavolo gli rivolge una domanda, in inglese. Un traduttore bisbiglia qualcosa al suo orecchio e Sun Yang inizia a parlare: improvvisamente sembra più deciso, quasi ravvivato, e sul suo collo inizia a farsi largo un colore più acceso, un rosso fuoco, dovuto alla passione con la quale sta parlando.

Durante il processo, Sun Yang proverà in tutti i modi a spiegare la sua posizione, a raccontare la sua versione dei fatti, a ribadire che mai era stato trovato positivo ad un controllo antidoping e che, quella notte, i funzionari si erano comportati in maniera strana, facendogli davvero paura. Ad un certo punto parla anche sua mamma e Sun Yang la guarda dal basso verso l’alto. Nonostante sia ormai un uomo cresciuto, continua ad avere un timore reverenziale nei confronti di quella donna che lo ha cresciuto con la rigida severità della Cina provinciale. Le deve tutto, lo sa, ma a volte vorrebbe solo scappare via, ricominciare da capo in un mondo nuovo, lontano.

La giornata al TAS di Losanna è finita. Le mani si stringono, gli avvocati parlano ma a lui sembra di sentire solo rumori di sottofondo. C’è una fievole speranza che la causa possa essere vinta, il suo entourage sembra ottimista. Sun Yang si ritrova immerso nei suoi pensieri sulla macchina che lo sta riportando all’albergo. Losanna è un posto freddo, lontano da casa, inospitale.

Spera solamente di non doverci tornare più.

S1E6 – La Dura Realtà

Sdraiato sul divano di casa sua, Sun Yang guarda fuori dalle porte finestre che danno sul giardino. Le piante lo riparano dal sole caldo dell’estate cinese, mentre la strada che passa poco più avanti è deserta: sono quasi due anni che è così ed il motivo è tristemente noto a tutti. Gli è capitato spesso di pensare a quanto il mondo ce l’abbia con la sua gente, a quanto siano tutti convinti che proprio dalla Cina sia stato appositamente messo in circolazione il virus che ha sconvolto il pianeta per due anni. La cosa lo turba, non può credere che lo Stato sia così incosciente da mettere a repentaglio la vita degli esseri umani. Lui ha sempre ricevuto un trattamento esemplare dallo Stato e la sua gente continua a trattarlo come un eroe. Non è così nel resto del mondo.

Sun Yang si rigira verso il televisore ed alza il volume, a Tokyo sta per iniziare la finale dei 400 stile libero. La guarda con la coda dell’occhio, come se stesse assistendo ad una di quelle scene horror talmente cruente che facciamo fatica ad accettare. Una parte di lui vorrebbe essere lì, alle Olimpiadi, per dimostrare a tutto il mondo di poter ancora dominare le corsie, di essere il più forte. Ma un’altra parte di lui prova piacere nel confort del cuscino fresco sul viso, del nido in cui si sta rinchiudendo, della sua realtà, la dura realtà che sta vivendo.

Forse a Parigi ci sarà: gli avvocati lo hanno rassicurato, il ricorso andrà bene. Ma la vera domanda è: lui vuole esserci? Vuole tentare ancora di volare sull’acqua? E soprattutto, lo vuole per sé stesso o per qualcun altro? Forse per sua mamma, per non deluderla. O per Paltrinieri, per nuotarci accanto un’ultima volta. O per ricevere quell’ultimo applauso che lo farà sentire in pace col mondo.

Dalla corsia 8, un tunisino ha appena vinto l’oro Olimpico dei 400 stile, il suo oro. Si chiama Ahmed Hafnaoui, è un totale sconosciuto ed ha messo in riga tutti, australiani ed americani compresi. Sun Yang accenna un sorriso, ma è amaro. In fondo sente ancora di appartenere a quel mondo che, mai come ora, gli appare lontanissimo. Un mondo che ha fatto in fretta a dimenticarsi del miglior nuotatore cinese di sempre.

Un altro anno è passato e non è stato affatto facile. Il mondo sta uscendo dalla pandemia, le attività riaprono, gli sport ripartono, ma lui è ancora costretto a stare fermo. Sun Yang si ritrova spesso a riflettere sulla sua vita: in casa si sente in gabbia, come un leone dietro le sbarre dello zoo, e sta iniziando a non sopportare più la vista della madre. Ogni sguardo è una rasoiata, come se la stesse costantemente deludendo, come se lei si aspettasse inconsciamente che lui vincesse da solo le cause contro la WADA e tornasse a nuotare e vincere, cioè a fare ciò per cui è stato cresciuto.

Sun Yang è triste. Niente lo conforta, nemmeno vedere che il suo amico Paltrinieri vince ancora, nonostante il tempo passi ed i rivali si stiano attrezzando sempre di più. Tra i pensieri che lo tormentano, c’è proprio quello di come lo staranno immaginando i suoi avversari. Penseranno che sia ormai un ex atleta, ingrassato ed imbolsito da mesi di divano? Oppure che si sta segretamente allenando attaccato a qualche macchinario che ne mantiene la forma, come Ivan Drago in Rocky4?

La sua mente si stacca per guardare la finale dei 400 stile ai Mondiali di Budapest: vince un australiano davanti a un tedesco, il primo cinese è 23°. Gira la testa e incrocia lo sguardo della madre.

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Appassionato di sport, analizzatore di numeri e statistiche, raccoglitore di curiosità. Nato, cresciuto e peggiorato in piscina. In una parola: Fattidinuoto.

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